pubblichiamo da "LASTAMPA" di giovedì 23 agosto 2012
Siamo ancora lontani dalla fine dell’anno e già
la Terra è andata «in rosso». Ieri si sono esauriti ufficialmente i beni
naturali che il pianeta è in grado di rigenerare in un anno. Praticamente, in
soli 234 giorni, anziché 365 abbiamo sperperato tutto quello che la Terra ha da
offrire all’umanità.
Siamo quindi giunti in
larghissimo anticipo al «Global Overshoot Day», concetto ideato dalla New
Economics Foundation di Londra, che calcola il rapporto tra la biocapacità
globale (l’ammontare di risorse naturali che la Terra genera ogni anno) e l’impronta
ecologica (la quantità di risorse e di servizi che richiede l’umanità),
moltiplicato per tutti i giorni dell’anno.
I risultati nel 2012 sono
sconfortanti: fino alla fine dell’anno vivremo in debito. Non che sia una
novità, ma rispetto al 2011 la Terra si è scaricata con 36 giorni d’anticipo.
«Il giorno della resa dei conti è arrivato», dice l’organizzazione non
governativa Global Footprint Network, che calcola l’impronta ecologica annuale.
«Nel corso degli ultimi
50 anno il deficit ecologico sta crescendo in modo esponenziale», afferma
Mathis Wackernagel, fondatore di Gfn. Un pianeta solo non è più sufficiente per
soddisfare le nostre esigenze e per assorbire i nostri rifiuti.
Ora i bisogni
dell’umanità superano il 50% delle risorse disponibili. Già oggi avremmo
bisogno di un pianeta e mezzo e, di questo passo, l’umanità necessiterà di due
«Terre» entro il 2050. Gli effetti del sovra-consumo sono molto evidenti:
scarsità idrica, desertificazione, ridotta produttività dei campi coltivati,
collasso degli stock ittici e cambiamenti climatici.
«Il degrado dell’ambiente
naturale, poi, porta inevitabilmente a una riduzione della superficie
produttiva e il nostro debito aumenta, condannando le generazioni future», dice
il presidente del Gfn.
Basta guardare l’andamento
degli ultimi anni per farsi un’idea più chiara. Il primo Overshoot Day
dell’umanità è stato il 19 dicembre 1987, anche se i calcoli hanno stabilito
che il «debito ecologico» è iniziato già negli Anni Settanta dello scorso
secolo. Tre anni dopo, nel 1990, il giorno del sovra-consumo era già passato al
7 dicembre, e dieci anni dopo (1997) al 26 ottobre. L’anno scorso il deficit
ecologico è stato raggiunto il 27 settembre, ma quest’anno si è appunto
riusciti ad anticipare ulteriormente arrivando al 22 agosto. «Questo giorno è
inteso come una indicazione piuttosto che la data esatta», precisano gli
scienziati del Gfn. «Ma mentre non possiamo determinare con esattezza il giorno in cui
sorpassiamo la soglia – aggiungono –
sappiamo che ci stiamo spostando su un livello di domanda di risorse non
sostenibile, e molto prima che l’anno sia finito».
Ma ci sono Paesi che hanno più colpe
di altri. Sui 149 presi in esame, 60 sono responsabili del debito. In cima alla
classifica troviamo il Qatar che ha finito per superare il Kuwait e gli Emirati
Arabi Uniti con un consumo di 11,68 gha pro-capite. Per gli esperti non abbiamo
più tempo da perdere. Bisogna approfittare di questo momento di grande
cambiamento per l’economia globale per aiutare il pianeta a «rigenerarsi».
«Ora che tentiamo di ricostruire le
nostre economie sane e robuste, è il momento di proporre delle modalità che
siano valide e adatte per il futuro», conclude Wackernagel.
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