10/12/12

DAI MILIONI DI ALBERI “USA E GETTA” ALLO SCEMPIO DI PESCOPENNATARO: FERMIAMO LA STRAGE DI ABETI NATALIZI !



SI alle piante vive o sintetiche, NO alla logica dell’Usa e Getta.

La tradizione dell’albero di natale affonda le proprie radici nei rituali solari pagani legati al culto del  Sole Invitto, la venerazione del sole quale divino ed invincibile propulsore di vita terrena. L’usanza dell’addobbo dell’albero sempreverde si praticava in concomitanza del periodo solstiziale, quando la luce comincia la rivincita sulle tenebre, fino al solstizio di giugno, l’apice della supremazia solare. Anche per questo, ad incarnare la vittoria della vita sulla morte, del bene sul male, venne scelta l’essenza sempreverde per eccellenza, l’abete.
L’importanza simbolica di tale rituale spinse in seguito perfino il cristianesimo ad adottare la festività, convertendola e sostituendola con il più importante degli appuntamenti: la nascita di Cristo, che venne infatti calendarizzata al 25 dicembre, in pieno periodo solstiziale. 


Oggi invece, in piena epoca materialista e consumistica, l’albero di Natale ha perso ogni suo significato simbolico, degradato ad oggetto di consumo, accessorio o complemento d’arredo per il solo periodo natalizio, di cui disfarsene come un normale rifiuto dopo l’Epifania.
Sono milioni le piante che ogni anno vengono commercializzate, volutamente senza radici, e quindi inesorabilmente destinate al cassonetto. Parte di queste vengono piantumate “ad hoc”, molte altre vengono invece, spesso illegalmente, strappate direttamente dai boschi o peggio, segate dalle cime degli alberi più grandi e più belli, con danni irrimediabili.
Quest’anno, anche le nostre istituzioni, hanno voluto contribuire “in grande” a questa spietata pratica: è stato infatti il Molise ad avere “l’onore” di donare l’abete che addobba piazza S. Pietro a Roma; uno splendido esemplare di Abete Bianco, di circa 25 metri, segato ed asportato dalla sua collocazione ormai centenaria di Pescopennataro,
Siamo consapevoli che il taglio di un albero, benché di notevole mole, non può certo essere considerato una catastrofe ambientale, ma il profondo significato simbolico che esso incarna, avrebbe dovuto spingere i responsabili di tale scelta, a decisioni più sensate e meno propagandistiche, magari con un rifiuto consapevole e ben motivato.

Il taglio dell’albero, eseguito in pompa magna, con tanto di pubblico ed autorità compiaciute del privilegio ottenuto dai vertici Vaticani, ci è sembrato in verità uno squallido rituale funebre che poteva, anzi doveva, essere certamente risparmiato. Il solo dispiegamento di uomini e mezzi della Protezione Civile (che dovrebbe avere ben altri scopi e finalità….) per scortare il defunto albero nell’ eccezionale trasporto dai boschi appenninici alla corte papale, si è trasformata  nella solita pacchianata in stile provinciale, di cui ci piacerebbe anche sapere chi si accollerà gli ingenti costi.
Passata l’euforia delle istituzioni, archiviata l’inascoltata e civile protesta dei tantissimi molisani che, specialmente sul web, hanno promosso iniziative di sensibilizzazione allo scopo di scongiurare l’abbattimento, resterà solo un discreto sperpero di denaro pubblico ( circa 30.000 euro), qualche tonnellata di segatura derivante dell’albero inutilmente sacrificato, oltre l’infondata illusione di un  ritorno economico o turistico, come se poi le migliaia di turisti che ammireranno l’albero in Piazza  S. Pietro, chiedendosi da dove provenga, torneranno in Italia a visitare il moncone del tronco dell’Abete papale del 2012 nei boschi di Pescopennataro…..

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