28/10/09

AVVISO_ il convegno: NUCLEARE!? le ragioni della DECRESCITA felice_che si terrà mart_3 nov, è posticipato alle ore 18.00

In occasione della presentazione ufficiale del circolo territoriale del Movimento per la Decrescita Felice si terrà martedì 3 novembre ore 18.00 presso la sala convegni della biblioteca Albino di Campobasso il convegno dal titolo : Nucleare?! Le ragioni della Decrescita Felice. Interverranno l'arcivescovo Giancarlo Maria Bregantini, il presidente nazionale del movimento Maurizio PALLANTE, Giancarlo Terzano, vicepresidente FARE VERDE e Bruno Mignogna, economista in energie alternative.

La TERZA VIA
L’energia nucleare è il futuro! Le centrali di nuova generazione sono sicure! L’uranio non inquina! Risolverà i problemi energetici italiani!Queste sono alcune delle tante deliranti opinioni che si possono ascoltare in un qualunque bar o autobus, ma non dovrebbe essere difficile poterle attribuire a qualche esponente politico.
Infatti dopo l’ormai famoso ritorno al nucleare, il 5 Ottobre in un incontro nella cittadina di Flamanville, in Francia, l’ ENEL, insieme ad EDF (Électricité de France) , ha dichiarato che il programma per la costruzione dei reattori in Italia è già stato stabilito a grandi linee. Come molti sanno, dovranno essere realizzati inizialmente 4 reattori di “terza generazione” in zone non ancora definite in quanto le valutazioni sono complesse, ma la certezza è la necessità di avere nelle vicinanze sorgenti d’acqua per il raffreddamento e una rete elettrica in grado di sopportare elevati carichi. La situazione è preoccupante dato che tutto questo viene portato avanti, orgogliosamente, da una classe dirigente che così facendo mostra tutti i suoi limiti in campo energetico. Gli “illuminati” affermano che il futuro economico e industriale del nostro paese sono legati all’energia nucleare, dato che questa soddisferà il fabbisogno energetico italiano. Tra i cittadini alcuni, come su ogni altro tema trattato, si fidano cecamente. Altri, contrariati, manifestano il proprio dissenso proponendo lo sviluppo di energie rinnovabili.
La situazione non è molto diversa da quando nel 1972 nel libro I limiti dello Sviluppo si metteva in evidenza la possibilità che le fonti fossili non fossero in grado di soddisfare a lungo il fabbisogno mondiale e denunciava l’aggravarsi dell’inquinamento atmosferico causato dai processi di combustione. Così per ridurre il consumo di fonti fossili si delinearono due posizioni: i fautori dell’energia nucleare da un lato e dall’altro quelli che sostenevano l’energia solare. Le due posizioni si fronteggiarono a suon di critiche: la tecnologia nucleare era considerata molto pericolosa e i rischi di incidenti con fuoriuscita e diffusione di sostanze radioattive erano molto alti; non potendo negare questi problemi, i sostenitori del nucleare ribattevano che lo sviluppo tecnologico avrebbe consentito di risolverli, inoltre l’energia solare non poteva essere considerata un’alternativa alle fonti fossili perché il suo contributo era poco più che simbolico.
Allo stesso modo in questi giorni stiamo assistendo ad un dibattito mediatico simile che mette a confronto, per soddisfare il fabbisogno energetico nazionale, le idee di investire nel nucleare con quelle che preferiscono investire nelle energie rinnovabili. Oggi come allora la logica è sempre la stessa. Che si tratti di dipendere dal nucleare o dal solare si risponde sempre alla logica della crescita. L’incremento dei consumi energetici viene considerato come un dato immodificabile e si vuole soddisfarlo con fonti diverse. Tenendo presente che più della metà di tutta l’energia che si estrae, si trasporta, si trasforma, si trasporta nella nuova forma e finalmente si utilizza viene sprecata non è da considerarsi scempio a prescindere da quale fonte viene utilizzata per la produzione?
Come ci spiega Maurizio Pallante, se il nostro sistema energetico è rappresentato da un secchio bucato la nostra preoccupazione non deve essere su quale fonte utilizziamo per riempirlo, ma dobbiamo impegnarci a tappare i buchi! Bisogna quindi fare un discorso a monte, cioè ridurre al minimo il consumo di fonti fossili mediante una riduzione della domanda di energia che risponde alla logica della decrescita, la terza via. Nel riscaldamento degli ambienti, oltre agli sprechi causati dalla scarsa efficienza delle caldaie, almeno la metà del calore prodotto viene disperso nell’atmosfera a causa della cattiva coibentazione degli edifici. Se si riducono questi sprechi e queste inefficienze si ottengono riduzioni dei consumi di fonti fossili molto maggiori di quelle che si avrebbero sostituendole con altre fonti. E’ meglio un chilowattora risparmiato di un chilowattora sostituito (e sprecato). Possiamo constatare che una riduzione degli sprechi di energia, cioè una diminuzione di produzione e consumo di una merce che non è un bene, si tradurrebbe in una decrescita del Pil. Avremmo così gli stessi servizi senza alcuna rinuncia né limitazione, ma con un minor consumo di energia alla fonte. Con questo non vogliamo mettere sullo stesso piano l’energia nucleare e le energie rinnovabili, anzi tutto ciò avvalora ancor di più l’inutilità di una fonte non sicura. Le fonti rinnovabili invece diventano di fondamentale importanza solo dopo aver affrontato questo importante passaggio relativo agli sprechi. In Italia le fonti rinnovabili danno un contributo ancora risibile, ma non in Germania dove invece è stata realizzata una doppia strategia: 1 riduzione degli sprechi; 2 sostituzione delle fonti. Loro riescono a soddisfare con le fonti rinnovabili un fabbisogno energetico molto elevato in confronto al nostro, diminuendo anche le emissioni di CO2.
“La strategia della decrescita è un approccio sistemico integrato che vede come primo elemento la riduzione dei consumi. Se diminuiscono i consumi le fonti rinnovabili possono dare un contributo percentuale maggiore, e si ha anche un risparmio economico che si può investire nelle rinnovabili. La diminuzione dei consumi è dunque la premessa fondamentale per uno sviluppo significativo delle fonti rinnovabili, sia da un punto di vista del fabbisogno energetico che da un punto di vista finanziario.” E’ovvio che da sole le paure non possono bastare. Solamente attraverso un approccio che preveda a monte la riduzione degli sprechi si può affermare la totale inutilità del nucleare.
Intanto vi proponiamo qualche suggerimento per poter smentire qualunque dichiarazione dei nostri politici riguardo l’utilità nucleare..
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