Imprese del Sud e Fare Verde Onlus
ritengono che la grave crisi economica palesatasi drammaticamente nel 2008 con
lo scoppio della bolla speculativa relativa ai mutui suprime negli Stati Uniti,
e ancora in corso all'atto della stipula del presente accordo, abbia tutti i
caratteri di
una crisi epocale e di sistema.
Per questo richiede approcci e strumenti completamente nuovi rispetto a quelli
utilizzati in passato.
La crisi finanziaria è
strettamente connessa alla crisi dei sistemi produttivi e dei consumi poiché, come
osservato dal premio nobel per l'ecomia Joseph Stigliz, nei paesi occidentali
negli scorsi decenni la produttività è cresciuta più della domanda. Il
perseguimento di una sempre maggiore produttività dei fattori produttivi al
fine di produrre e mettere in vendita una quantità sempre maggiore di prodotti
e servizi con l'impiego di un numero sempre minore di addetti, ha determinato nei paesi “avanzati” una sovrapproduzione
di merci a fronte di una profonda crisi occupazionale e di una stagnazione dei
redditi e della capacità di spesa.
Per alcuni anni il ricorso
all'indebitamento, sia pubblico che privato, ha consentito di sostenere i consumi,
anche a fronte di redditi medi che non crescevano. Soluzioni come il
finanziamento pubblico di grandi opere, gli incentivi alla rottamazione o il
credito al consumo – che negli ultimi decenni ha conosciuto un vero e proprio
boom - per un certo periodo hanno consentito di mantenere i livelli di consumo
al di sopra delle possibilità del sistema economico ed assorbire il sovrappiù
produttivo. Lo stessa concessione da parte delle banche statunitensi di mutui a
persone che non avevano i requisiti per ottenerlo – clientela cosiddetta
“subprime” – ha consentito di sostenere un mercato immobiliare che diversamente
sarebbe entrato in una profonda crisi.
Allo stato attuale, i livelli
raggiunti dall'indebitamento sia pubblico che privato rendono inapplicabili per
il futuro ulteriori politiche economiche di sostegno alla domanda che non siano
correlate a concreti e misurabili risparmi.
Allo stesso tempo, la crisi
economica si interseca con una crisi altrettanto grave e drammatica: quella
ambientale. Un consumo di risorse naturali sistematicamente superiore a quello
che gli ecosistemi possono sopportare senza deteriorarsi, unitamente alla
produzione di una quantità di emissioni inquinanti – solide, liquide e gassosse
– costantemente superiore a quella che l'ambiente sarebbe in grado di
assorbire, non è più immaginabile per il futuro. Riscaldamento del pianeta e
stravolgimenti climatici, provocando siccità o precipitazione di straordinaria intensità
e frequenza, erosione e depauperamento dei terreni agricoli, calo delle
produzioni animali, stanno già determinando danni economici al settore primario
dell'agricoltura. Allo stesso modo, la drammatica combinazione tra fenomeni
climatici estremi e eccessivo consumo di suolo stanno causando, con una
frequenza sempre maggiore rispetto al passato, devastazione, morti e ulteriori
danni economici.
Una panoramica su tutti gli studi
disponibili sul picco e la disponibilità di materie prime e fonti energetiche
fossili e minerarie evidenzia come si vada incontro nei prossimi decenni ad un'inesorabile
esaurimento delle risorse non rinnovabili che attualmente i paesi più industrializzati
e quelli emergenti utilizzano per i loro processi di produzione e consumo. In termini
economici ciò si trasformerà, secondo il parere di esperti, in un'inevitabile
incremento dei costi secondo le più elementari leggi del mercato.
Di fronte a questo scenario che
pone una seria ipoteca sulla possibilità di sperimentare in futuro ulteriori
crescite quantitative di produzione e consumi e che ha i caratteri della crisi
epocale piuttosto che quelli di una ciclica congiuntura economica negativa, le
imprese devono reagire con risposte strategiche capaci di futuro. In particolar
modo, le piccole e medie imprese possono e devono reagire con una velocità ed
una flessibilità che è propria di strutture organizzative piccole e snelle per
meglio adattarsi ai mutati scenari economici.
Impegno, senso di responsabilità,
passione per il proprio lavoro e abnegazione che da sempre dimostrano piccoli
imprenditori e artigiani affrontando piccole e grandi difficoltà di mercato, devono
essere indirizzate verso un nuovo sentiero strategico che tenga conto, insieme
alle potenzialità del territorio, delle tendenze globali dell'economia.
Contemporaneamente, cittadini e
pubblica amministrazione devono essere stimolati a generare una domanda di beni
e servizi caratterizzati sempre di più da sostenibilità economica e ridotto impatto
ambientale. Qualsiasi sforzo imprenditoriale che non incontrasse una adeguata
risposta da parte dei mercati attuali o potenziali sarebbe, infatti, inefficace
e destinato all'insuccesso.
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