06/12/12

Green economy : le valutazioni di Fare Verde

Fare Verde ha partecipato agli Stati generali della green economy promossi dal Ministero dell’Ambiente e conclusi l’8 novembre a Rimini. Fare Verde è stata tra le 4 associazioni ambientaliste nazionali invitate dal Ministro Clini a valutare la proposta tecnica del comitato organizzatore e, vista l’importanza dell’argomento, la valutazione arriva “a freddo”, dopo un processo di consultazione interna che ha coinvolto l’associazione a tutti i livelli organizzativi.
Intervento di  Fare Verde agli Stati generali della green economy di Rimini, 7 novembre 2012
Il giudizio di Fare Verde sull’iniziativa è complessivamente positivo. Per l’associazione è stato un evento storico vedere 39 organizzazioni di imprese impegnate a prendere in seria considerazione problemi che non si possono più eludere come il riscaldamento del pianeta e l’esaurimento delle fonti fossili. Positivo anche il giudizio sul livello qualitativo della discussione e delle proposte tecniche espresse dai rappresentanti del comitato organizzatore divisi in 8 gruppi di lavoro.
Tra le osservazioni di Fare Verde, tuttavia, una sovrasta su tutte: la mancanza di un impegno preciso ad abbandonare criteri di valutazione dei risultati dell’economia basate su criteri quantitativi. In pratica, Fare Verde invita ad abbandonare il PIL come misura per dire se una economia funziona o meno.
Per Fare Verde, l’obiettivo della green economy non può essere quello di una ulteriore crescita economica poiché questa inevitabilmente si trasformerebbe in aumento di produzione e consumi, seppure di prodotti “più verdi”. Piuttosto, l’obiettivo di una economia green dovrebbe essere quello di portare l’overshoot day – il giorno in cui l’umanità ha consumato tutte le risorse che il pianeta riesce a offrire in un anno – dalla fine di agosto al 31 dicembre. Fare Verde afferma che “stiamo già vivendo di gran lunga oltre le possibilità del pianeta e, di conseguenza, stiamo accumulando un grave debito verso la natura e le generazioni future. Si tratta di un debito ben più pesante e difficile da saldare rispetto al debito pubblico: se fallisce il pianeta per il genere umano potrebbe non esserci una seconda possibilità per ripartire come prima”. L’associazione fa notare che se il debito pubblico dell’Italia oggi è pari al 123% del PIL, quello ambientale è del 250% rispetto alle risorse che il territorio italiano sarebbe in grado di offrire. E di “spending review” su questo fronte non si sente parlare.
Fare Verde afferma che la green economy può dare un contributo prezioso attraverso i suoi investimenti in innovazione tecnologica per riportare produzione e consumo entro i limiti imposti dalla finitezza degli ecosistemi. Una economia verde non solo può migliorare la qualità della vita delle persone – che un ulteriore aumento di consumi, sprechi ed inquinamento, invece, metterebbe seriamente a rischio – ma può anche essere in grado di creare occupazione utile, al contrario di un crescita economica insostenibile che non crea occupazione. L’associazione cita i dati ISTAT: Dal 1960 al 1990, in 30 anni il PIL italiano è triplicato, ma il numero di occupati è rimasto pressoché identico. Per Fare Verde, tutte le attività economiche attualmente in grado di generare il maggiore impatto occupazionale sono, invece, orientate alla eliminazione degli sprechi e a una complessiva riduzione dei consumi.
Ma per fare tutto ciò il settore della green economy deve abbandonare l’idea di perseguire una ulteriore crescita economica. Si tratta di un profondo cambiamento culturale che non è possibile generare se non si passa dal PIL e dalla rincorsa ad una ormai poco probabile crescita economica a misure di performance dell’economia che tengano conto dei limiti del pianeta. In definitiva, per Fare Verde si tratta di affermare che oggi, e sempre di più in futuro, una economia funziona solo se soddisfa i bisogni delle persone restando entro i limiti imposti dagli ecosistemi.
Non si può ignorare, nelle osservazioni di Fare Verde, il richiamo ad alcune analisi condivise con il Movimento per la Decrescita Felice, che l’associazione ha deciso di assumere tra i suoi principali riferimenti culturali. D’altra parte, già nel 2006, pubblicando il documento “uscire dallo sviuppo”, Fare Verde aveva individuato nella decrescita felice una delle più convincenti ed efficaci analisi delle crisi epocali che stanno investendo i nostri sistemi economici e sociali.
I testi completi delle osservazioni di Fare Verde e dell’intervento del 7 novembre a Rimini sono consultabili sul sito dell’associazione.

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