27/07/09

AVVELENAMENTO dei CANI: SERVONO PROVVEDIMETI CONCRETI

Non sono uno di quelli che per amore degli animali mettono in secondo piano i diritti degli umani, non sono vegetariano ed ho paura dei randagi, ma disprezzo i vigliacchi e gli incoscienti!
Qualcosa si deve fare per il randagismo (non certo le deportazioni), ma non giustifico chi, anche se forse esasperato, spande per la città esche avvelenate. Anche se la vox populi ritiene che si tratti di una mano "autorizzata".
I desaparecidos, del passato non erano semplici randagi, ma cani adottati dalla collettività. Molti ricorderanno Luigi: un meticcio conosciuto ed amato da tutti i campobassani "scomparso improvvisamente".
Zara era una cagnetta padronale, che una mano vile ha assassinato domenica 19 luglio scorso.
Il veleno era nel giardinetto sotto casa. Un giardinetto del quartiere residenziale di via conte verde dove anche i bambini giocano. Fino ad oggi ho letto di accuse generiche, di fatti circostanziali io Le do un nome ed un volto.
Il viso di un cane che non ha mai fatto del male a nessuno e che allietava con la sua gioiosa compagnia i suoi padroni. Un cane socievole che familiarizzava con tutti, un cane di buon carattere, che con il suo vocione e la sua gioia di vivere ripeteva ai suoi padroni ogni giorno, che la vita è bella e merita di essere vissuta anche nelle piccole cose quotidiane. Non è solo uno dei 13 cani uccisi, era una persona di famiglia, di una famiglia che ne piange l'inspiegabile morte come se fosse stata quella di un congiunto umano. E "fortuna" ha voluto che fosse solo cane e non un bambino, considerato che in quei giardinetti giocano anche dei bimbi.
Il primo auspicio è che il proprietario della "mano omicida" paghi per la sua irresponsabilità, il secondo augurio è che, al di la dei colori politici, i nuovi Amministratori affrontino e risolano anche questi problemi, oltre ai tanti altri che il governo di una città porta con sé.
Non nego il mio scetticismo, ma spero che i fatti lo smentiscano presto.

Paolo Giordano_Fare Verde Campobasso

23/07/09

FARE VERDE: NUMERI TRUCCATI in SENATO per BLOCCARE IL SOLARE TERMODINAMICO


Comunicato di Fare Verde:
I senatori che hanno presentato ieri la mozione per bloccare il solare termodinamico, criticano la necessità di spazi molto ampi per realizzare impianti solari termodinamici e fanno un aperto e sfrontato confronto con la tecnologia nucleare, considerando il "minor spazio occupato dalle unità nucleari. Ma anche da una rapida lettura della mozione si comprende subito che i numeri sono truccati.Essi considerano solo lo spazio occupato dall'impianto nucleare senza conteggiare le aree circostanti - prosegue De Maio - che, come già accaduto in molte altre occasioni, vengono interdette a qualsiasi attività agricola o di approvvigionamento idrico e di fatto sottratte alle attività umane. Tanto che lo stesso Governo prevede indennizzi per le popolazioni che vivono in aree limitrofe alle centrali. Uno degli ultimi casi resi noti è quello di Tricastin, in Francia dove a seguito di una perdita di radioattività è stata emanata una ordinanza che vietava il prelievo acqua e prodotti ittici e agricoli nell'area della centrale. E non si tratta di casi isolati: tra il 2001 e il 2008 ci sono stati 1.767 incidenti sulla sicurezza degli impianti nucleari in Gran Bretagna, la metà dei quali giudicati dagli ispettori come incidenti "abbastanza gravi".Allo stesso modo i senatori pro nucleare non fanno alcun cenno alle aree di stoccaggio delle scorie, al momento tutti temporanei, che pure diventano siti a rischio non adatti allo svolgimento di alcuna attività umana.Infine, da dati ENEA si evince che la superficie necessaria per produrre un terzo del fabbisogno italiano di energia elettrica con il solare termodinamico è pari a quello necessario per la costruzione di 15 centrali nucleari: scenario altamente improbabile per la mancanza nel nostro paese di un così grande numero di siti idonei alla realizzazione di una centrale nucleare.Queste semplici considerazioni fanno apparire questa mozione come l'ennesima forzatura del Governo per favorire il nucleare francese e determinare uno scenario in cui imprese italiane e ricerca nazionale svolgeranno un ruolo di comprimari. Al contrario, il solare termodinamico, che ha l'enorme vantaggio di accumulare l'energia solare per sfruttarla anche di notte, potrebbe attribuire all'Italia un ruolo di protagonista. Nel Lazio, l'assessore Zaratti ha già firmato un accordo con Confindustria Lazio per la realizzazione di una centrale solare termodinamica della potenza di 35 MW. Così, mentre il Governo canadese ha sospeso una gara per due reattori atomici per eccesso di costo e la stessa Francia nuclearista ha varato un piano solare che punta installare nel Nord Africa ben 20.000 MW, secondo una pattuglia di senatori, l'Italia dovrebbe rinunciare ad una tecnologia sulla quale tutto il mondo sta investendo per favorire una tecnologia degli anni '50 come quella nucleare. Un mozione semplicemente assurda, oltre che truccata.Evidentemente il senatore Gasparri, che figura tra i firmatari della mozione, vuole cambiare il nome dell'associazione di cui è presidente da "Italia protagonista" a "Italia comprimaria".
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La mozione n. 1-00155 che chiede al governo di non investire più nella tecnologia solare termodinamica è stata firmata dai senatori D'ALI' , GASPARRI , QUAGLIARIELLO , VICECONTE , ALICATA , CORONELLA , DELL'UTRI , DIGILIO , GALLONE , NANIA , NESSA , ORSI.

21/07/09

LA DECRESCITA FELICE!

di Maurizio Pallante
Per capire cosa sia la decrescita, e come possa costituire il fulcro di un paradigma culturale capace di orientare sia le scelte di politica economica, sia le scelte esistenziali, è necessario in via preliminare fare chiarezza su cosa è la crescita economica. Generalmente si crede che la crescita economica consista nella crescita dei beni materiali e immateriali che un sistema economico e produttivo mette a disposizione di una popolazione nel corso di un anno. In realtà l’indicatore che si utilizza per misurarla, il prodotto interno lordo, si limita a calcolare, e non potrebbe fare diversamente, il valore monetario delle merci, cioè dei prodotti e dei servizi scambiati con denaro. Il concetto di bene e il concetto di merce non sono equivalenti. Non tutti i beni sono merci e non tutte le merci sono beni.
La frutta e la verdura coltivate in un orto familiare per autoconsumo sono beni qualitativamente molto migliori della frutta e della verdura acquistate al supermercato. Ma non passano attraverso una intermediazione mercantile, per cui non sono merci. Soddisfano il bisogno di nutrirsi in modi più sani e più gustosi dei loro equivalenti prodotti per essere commercializzati, non sono stati prodotti con veleni e prodotti di sintesi chimica, non hanno impoverito l’humus, non hanno contribuito a inquinare le acque, ma fanno diminuire il prodotto interno lordo perché chi autoproduce la propria frutta e verdura non ha bisogno di andarla a comprare. In una società fondata sulla crescita, dove a ogni piè sospinto tutti la invocano come il fine delle attività economiche e produttive, il suo comportamento è asociale.

17/07/09

LE RISORSE IDRICHE IN ITALIA

Una sintesi dello studio di GIANCARLO TERZANO_Fare Verde Campobasso

Il mondo vive in una situazione di crisi idrica potenziata soprattutto da una crescita demografica esponenziale sia in Africa che in Asia (Cina, India, Indonesia). L’Italia anche è una penisola che nonostante la sua ricca potenzialità sta diventando sempre più a rischio. Una rilevante fetta della popolazione nazionale del Sud, non ha una grande disponibilità di acqua potabile. La colpa non è solo della siccità, del mutamento climatico o del progressivo inaridimento di alcune aree meridionali ed insulari, ma è data dal pressappochismo dovuto ad una incapacità gestionale ed arretrata della risorsa oro blu, fatta oggetto sia di sperpero economico che di continuo ed ininterrotto spreco.

LE DISPONIBILITA’ DELLA RISORSA ACQUA
L’Italia è potenzialmente molto ricca di acque, me è evidente che i mutamenti climatici in corso incideranno ancora di più sulla disponibilità inferiore della risorsa acqua. Le previsioni, com’è noto, parlano di un aggravarsi della siccità e della progressiva “desertificazione” di alcune aree dell’Italia insulare e meridionale, cui si contrapporrebbe una “tropicalizzazione” delle aree centro-settentrionali, con aumento della piovosità dovuta soprattutto a violenti e potenti rovesci. Se gli effetti della desertificazione del Sud sulla disponibilità di acque sono facilmente immaginabili, non illudiamoci neanche sugli effetti dell’aumento della piovosità nelle altre regioni: vista anche la particolare conformazione del territorio nazionale (ricco di pendii), aggravata dalla cementificazione del letto dei fiumi e dalla riduzione delle aree boschive, piogge più violente non comporteranno un maggiore assorbimento dell’acqua caduta ma semmai un più rapido deflusso verso il mare.

I PRELIEVI E GLI USI
Tra i settori d’impiego, la parte dominante è svolta dall’agricoltura, seguono l’industria, gli usi civili, l’energia (essenzialmente al Nord) e, più limitatamente, il turismo. L’agricoltura è decisamente il settore più idroesigente. A livello nazionale, oltre il 50% delle risorse sono, infatti, destinate ad usi irrigui, soprattutto nel Sud e nelle Isole (meno “assetati” sono invece i campi dell’Italia centrale, che richiedono il 40% dell’acqua prelevata in zona). Il sistema, tuttavia, appare tutt’altro che impeccabile, ed anzi la produttività dell’acqua nell’agricoltura italiana è tra le più basse dell’Unione Europea. L’irrigazione, inoltre, spesso attinge alle falde sotterranee, al cui inquinamento – come vedremo - a sua volta contribuisce con i concimi ed i pesticidi. Del resto, a dover essere denunciata, è proprio la “logica industriale” che sottende ormai all’agricoltura, e che porta ad un utilizzo irresponsabile e non rinnovabile degli elementi naturali, suolo ed acque innanzitutto.
Il prelievo per usi industriali è sul livello del 20-30% rispetto al totale. Di tali quantità soltanto il 2-3% viene consumato propriamente per bere o per l’alimentazione, mentre il resto è assorbito dallo sciacquone (30%), da lavastoviglie e lavatrici (30%), dal bagno, o doccia, e dagli altri usi, lavaggio dell’auto compresa. Irrinunciabile, quindi, appare la creazione di una rete duale, che consenta di riservare l’acqua potabile agli usi più delicati, mentre per scarichi e usi-extradomestici si potrebbe utilizzare acqua non trattata.
L’acqua per usi domestici, infine, proviene in gran parte dalle falde sotterranee (l’85% del totale), in genere meno inquinate di quelle superficiali e che quindi richiedono minori trattamenti; al Sud e nelle Isole, rilevanti sono anche gli invasi artificiali, da cui si ricava acqua potabile nella misura del 15-25%. Pressoché assenti, invece, i processi di dissalazione dell’acqua marina, che invece forniscono acqua ad altri paesi del Mediterraneo, come Spagna, Malta o Cipro.

GLI SPRECHI E LE CARENZE
Non tutta l’acqua prelevata finisce per essere concretamente utilizzabile. È quantificato circa del 27% del totale, l’acqua che si perde tra il prelievo e l’effettiva erogazione. Il dato è più o meno omogeneo per tutto il territorio nazionale (si passa dal 23% del Nord al 30% del Sud e delle Isole) e pone, purtroppo, anche stavolta l’Italia nelle posizioni di vertice nella classifica degli spreconi d’acqua tra i Paesi europei.
La causa di questi sprechi è, innegabilmente, strutturale. La rete idrica italiana necessiterebbe di adeguamenti e dell’investimento di ingenti risorse economiche volte a migliorare il sistema di adduzione e distribuzione, gli impianti di depurazione e le reti fognarie (le cui carenze contribuiscono all’inquinamento delle acque superficiali e sotterranee), la formazione del personale addetto. Lo spreco di acqua è aumentato, arrivando, come detto, all’attuale 27%, contro il 17%, ad esempio, registrato nel 1975. Particolarmente eloquente è la figura 1, dove vengono raffrontate le quantità di acque addotte, immesse in rete, erogate all’utenza e, per contro, disperse, nel 1975 e nel 1987: in sostanza, dopo 12 anni di invecchiamento del sistema, la maggiore quantità di acqua addotta ed immessa in rete nel 1987 è finita soprattutto dispersa. L’inadeguatezza del sistema idrico (ma anche la disomogeneità della disponibilità delle risorse) fa sì che, paradossalmente, nonostante la grande disponibilità di acque immesse in rete, in molte zone della penisola l’acqua potabile resti un bene raro.

ACQUE MINERALI
Un discorso a parte meritano i consumi di acque minerali.
Gli italiani hanno il duplice primato di essere il popolo che, in Europa, consuma più acqua per usi domestici, ma anche di quello che ne beve di meno. La nostra, ovviamente, non è minor sete; semplicemente, ci abbeveriamo con acqua minerale. E infatti siamo in testa ai paesi europei come i maggiori consumatori di acque minerali, con 140 litri a testa, prima di belgi (124 litri) e tedeschi (99 litri); ultimi gli olandesi, con 17 litri pro-capite (la stima è del quotidiano tedesco Die Zeit, per il nostro periodico Altroconsumo, invece, i litri consumati dagli italiani sarebbero stati 155 a testa).
L’alto consumo di acque minerali è dovuto, innegabilmente, a diversi fattori: ci sono, sicuramente, gusti personali e talvolta indicazioni mediche, ma essenzialmente c’è sfiducia nei confronti dell’acqua potabile di casa.
Sotto accusa, oltre alle vere e proprie emergenze di inquinamento, è soprattutto il processo di potabilizzazione tramite clorazione. Per eliminare i batteri, e quindi il rischio di infezioni sanitarie, si ricorre essenzialmente al cloro, che però dà all’acqua un odore ed un sapore spesso sgradevoli. In alternativa al cloro, in alcuni comuni si sta già sperimentando un diverso processo di potabilizzazione tramite ozono e raggi ultravioletti, anche allo scopo di scongiurare la formazione di trialometani (THM), quei composti prodotti dalla clorazione di cui alcuni studi hanno sostenuto la tossicità.
Ciò che, però, viene facilmente dimenticato, grazie anche al solito martellamento pubblicitario, è che anche le acque minerali (che a differenza di quella a casa si paga) sono tutt’altro che più pure dell’acqua dei rubinetti. Anzi, a rigore, esse possono anche essere non potabili a norma di legge e contenere sostanze chimiche in limiti superiori a quelli ammessi per l’acqua degli acquedotti. Ulteriore aspetto negativo è la “privatizzazione” delle acque. Le acque minerali, come ogni altra acqua in Italia, sono di proprietà pubblica. Il loro sfruttamento da parte dei privati avviene su concessione da parte delle Regioni, che in cambio ottengono soltanto le briciole. L’operazione di esproprio della collettività (che si vede privata, nei fatti, dell’accesso a fonti in precedenza libere) a favore dell’imbottigliatore avviene in cambio di una misera contropartita. A trarne i benefici economici sono soprattutto le multinazionali del settore. Il sistema delle acque minerali, infatti, è a forte concentrazione, e due soli soggetti (la Nestlé, proprietaria in Italia dei marchi San Pellegrino, Levissima e Panna, e la francese Danone, cui appartengono Ferrarelle e San Benedetto) rappresentano più del 30% dell’intero mercato mondiale, con consistenti quote, come s’è visto, anche in Italia.

LA QUALITA’ DELLE ACQUE
Non è possibile, ovviamente, definire in maniera unitaria la qualità delle acque nazionali. Per fissare gli obiettivi di qualità, si differenziano 6 tipologie di “corpi idrici significativi” (corsi d’acqua superficiali, laghi, acque marino-costiere, acque di transizione, corpi idrici artificiali, acque sotterranee) e 4 tipologie di “acque a specifica destinazione” (acque destinate alla potabilizzazione, di balneazione, idonee alla vita dei pesci, idonee alla vita dei molluschi). Per le acque a specifica destinazione, la qualità, quindi, è data dalla possibilità di una precisa utilizzazione da parte dell’uomo, dei pesci o dei molluschi, mentre per i corpi idrici significativi, la qualità è data non solo dal rispetto di parametri prefissati ma anche dalla capacità dei corpi idrici stessi di “mantenere i processi naturali di autodepurazione e di supportare comunità animali e vegetali ampie e ben diversificate”.
Per le acque destinate alla potabilizzazione (superficiali o sotterranee), l’art. 7 del D.Lgs. 152/99 prevede da parte delle Regioni una classificazione in base alle caratteristiche fisiche, chimiche e microbiologiche. Sono state così individuate tre categorie: l’A1, per cui è sufficiente un trattamento fisico semplice e la disinfezione, l’A2, per cui si prevede un trattamento fisico e chimico normale più la disinfezione, l’A3, che necessita di trattamento fisico e chimico spinto con affinazione e disinfezione. Se l’acqua è al di fuori di queste tre categorie, essa non è utilizzabile per usi potabili, a meno che non ci siano alternative d’approvvigionamento, nel qual caso anche acque inferiori ai valori della categoria A3 possono essere potabilizzate, sempre dopo adeguato trattamento. Per le altre acque ad uso specifico, la situazione è la seguente. Per le acque destinate alla balneazione (parliamo esclusivamente di acque dolci), l’82% dei laghi sono risultati favorevoli (quindi balenabili), mentre per i fiumi la percentuale positiva è più bassa, e si assesta sul 49,5% del totale campionato. Per le acque ritenute idonee alla vita di pesci e molluschi, la Relazione sullo stato dell’ambiente 2001 parla di una qualità rimasta sostanzialmente buona, e talvolta anche migliorata (anche se non mancano i casi di non conformità ai parametri).
Tra i cd. corpi idrici significativi, ci limitiamo ad uno sguardo ai corsi d’acqua e alla falde sotterranee. Per i fiumi, lo stato della qualità è di difficile definizione, a causa della parzialità dei dati disponibili e dei divergenti sistemi di monitoraggio. Tra attività industriali e agro-zootecniche, insediamenti urbani e captazioni per uso energetico (che riducendo la portata del fiume incidono anche sulla sua capacità di depurarsi), i nostri fiumi ce la devono proprio mettere tutta per autodepurarsi. Con risultati alterni: il Po, ad esempio, riesce a ripulirsi e a mantenere una qualità media (ben peggiore è la situazione di molti suoi affluenti); non ce la fa proprio, invece, il Tevere, le cui capacità di autodepurazione sono annullate dai troppo frequenti scarichi che incontra nel suo cammino.

LA GESTIONE
A gestire i quasi 50.000 impianti (tra acquedotti, reti di distribuzione e fognarie, depuratori) che costituiscono il sistema idrico italiano, per anni ci hanno pensato una miriade di soggetti, con un’elevatissima frammentazione gestionale. E’ parere unanime che tale estrema frammentazione abbia costituito uno dei punti dolenti del sistema idrico nazionale, ostacolandone l’ammodernamento strutturale e gestionale e condannandolo all’inefficienza.

BENE COMUNE O RISORSA LIMITATA?
La politica tariffaria ed il superamento della gestione diretta da parte dei Comuni hanno fatto parlare di rischio “privatizzazione” per le acque. Tale allarme è stato lanciato, in particolare, dal Comitato per il Contratto Mondiale sull’Acqua, un coordinamento di ong e associazione varie, che sostiene la natura di bene comune e patrimonio dell’intera umanità delle acque, e conseguentemente il diritto di tutti ad accedervi.
In effetti, più che appartenere alla categoria dei beni mercificabili, l’acqua è innanzitutto un’esigenza vitale, come l’aria che respiriamo. Conseguentemente, un elementare senso di giustizia porta a ritenere che essa debba essere garantita a tutti e che vada respinta l’idea che il suo valore (e l’accesso ad essa) possano essere determinati dalle regole del mercato. Nel contempo, essa però è anche una risorsa naturale non illimitata, che va sottoposta ad un uso razionale, senza sprechi e nel rispetto anche delle generazioni future e di tutto l’ambiente.
La legge Galli cerca di conciliare le due esigenze, stabilendo, da un lato, che le acque devono essere utilizzate nel rispetto di “criteri di solidarietà” e, soprattutto, che “tutte le acque superficiali e sotterranee … sono pubbliche”.
Non crediamo sbagliato il principio che l’acqua vada pagata. In una società opulenta e consumistica come quella italiana, dove i nostri redditi vengono impiegati per mille beni voluttuari e spesso completamente inutili, il principio “politico” (prima ancora che economico) che un bene prezioso e da usare con parsimonia debba essere pagato ci appare più che fondato. Non si tratta di mercificare un bene essenziale, né di voler assoggettare al “Dio mercato” una risorsa vitale, bensì di spingere le persone, tramite lo strumento che realisticamente più comprendono (il loro portafoglio) ad un uso oculato della risorsa acqua. Introducendo tutti i rimedi sociali per evitare che le fasce più disagiate siano escluse dall’accesso al bene, ma anche utilizzando lo strumento tariffario (con una progressione per fasce di consumo, ed anche fissando limiti massimi al consumo stesso) per dissuadere dagli sprechi la stragrande maggioranza delle persone, spesso attente più alla lucentezza dell’automobile che allo sperpero della preziosa risorsa acqua.
Tale finalità è per sua natura opposta a quella perseguita da privati, i quali, pur dovendo gestire una risorsa secondo criteri economici, hanno comunque l’intento di massimizzare il profitto, e quindi di vendere il più possibile, anche se ciò può significare l’esaurimento delle scorte nel giro di pochi decenni. In tale senso, condividiamo le preoccupazioni per gli appetiti che l’acqua-business (e non solo quello delle minerali) sta suscitando in grandi gruppi economici, ed auspichiamo che il pubblico non rinunci alla sua gestione.

Qualche consiglio per un corretto utilizzo…
Per Fare Verde non esistono soltanto le responsabilità pubbliche. Favoriti dal basso costo dell’acqua (le tariffe italiane sono tra le più basse d’Europa), anche noi, troppo spesso, dimentichiamo che l’acqua è una risorsa preziosa e non illimitata. Di seguito riportiamo alcuni consigli per un uso più responsabile dell’acqua. Tracciato il solco, siamo sicuri che ognuno saprà aggiungere altre accortezze, vincendo con il suo buon senso le cattive abitudini e la pigrizia.

-evitare di lasciare inutilmente i rubinetti aperti;
-applicare ai rubinetti un frangigetto, che riduce il consumo di acqua senza ridurne la potenza del getto;
-preferire la doccia al bagno: oltre che più veloce, la doccia fa consumare dai 30 ai 50 litri, contro 150-180 di un bagno; chiudere il rubinetto quando ci si insapona;
-ridurre la portata dello sciacquone, che consuma almeno il 30% dell’acqua domestica;
-are controllare spesso gli impianti domestici da personale specializzato, senza sottovalutare mai le perdite;
-usare lavatrici e lavastoviglie solo a pieno carico e inserire programmi economizzatori ove possibile;
-riciclare l’acqua della bollitura della pasta per lavare i piatti: essendo ricca di amidi, oltre a far risparmiare l’acqua, sgrasserà le stoviglie, facendo risparmiare anche il detersivo;
-innaffiare le piante al mattino o, meglio, al tramonto, usando acqua di pozzo o piovana, dove possibile; in casa, riciclare per le piante l’acqua usata per il lavaggio delle verdure;
-non sprecare l’acqua potabile per il lavaggio delle automobili: arriverà la pioggia!

15/07/09

FARE VERDE_QUALCHE CHIARIMENTO NECESSARIO!

La recente partecipazione di Fare Verde alla manifestazione MOVOLOCO contest 09 ha sollevato una serie di inspiegabili polemiche sulle quali ci sembra d’obbligo intervenire quali parti in causa, ed alle quali vogliamo rispondere allo scopo di fare chiarezza e dirimere qualsiasi dubbio e spazzare via le falsità e le menzogne fatte circolare sul nostro conto da taluni personaggi.
Il locale gruppo di Fare Verde Onlus, Associazione nazionale di volontariato per la protezione ambientale, ha risposto ed aderito all’invito lanciato dagli organizzatori del MOVOLOCO Contest 09, organizzando un incontro dibattito su un importante tema ambientale : i Comuni virtuosi.
Contestualmente alla nostra iniziativa, si è scatenata una assurda campagna denigratoria nei confronti di FARE VERDE, con diffusione di accuse false e del tutto infondate, allo scopo di boicottare la manifestazione (che invece ha avuto notevole successo), ledere l’immagine dell’associazione, dei suoi componenti e simpatizzanti, nonché di altre associazioni presenti sul territorio con le quali Fare Verde ha collaborato e condiviso diverse campagne ed iniziative, non ultimo lo stesso MOVOLOCO.
Nella fattispecie sono state fatte circolare a mezzo internet, per mano di comodi ed invidiosi militanti del mouse e della tastiera, notizie di presunte attività illecite a sfondo politico svolte da Fare Verde in diverse città (“ fanno la raccolta differenziata degli immigrati”, “Nazisti” “un gruppo di dichiarata ispirazione Nazi Fascista, che negano non solo la liberta' di espressione, ma anche tutte le altre liberta' che non siano quelle da loro permesse”etc, etc..) o presunti accostamenti a partiti ed associazioni politiche, tra l’altro inesistenti e frutto esclusivo della fantasia dei facebook dipendenti.

Per dovere di informazione va detto che Fare Verde è nata ben 23 anni fa, nel 1986, nel pieno della mobilitazione antinuclearista, per mano di un gruppo di ragazzi gravitanti intorno all’allora Fronte della Gioventù, allo scopo di creare anche in quel contesto politico una cultura ecologista ed aderire ad un più ampio movimento ambientalista trasversale, nella consapevolezza che la difesa dell’ambiente non poteva sottostare alle logiche destra/sinistra e non essere appannaggio e prerogativa esclusiva di una sola parte politica.
Da allora Fare Verde ha coerentemente percorso una strada basata sul confronto, sulla dialettica e sulla trasversalità assoluta della visione dell’ambiente, riscuotendo consensi ed adesioni da persone di ogni provenienza culturale e/o politica, tanto da collocarsi, definitivamente ed ufficialmente, in un posizione equidistante ed indipendente da qualsivoglia struttura ed organizzazione riconducibile ad un qualsiasi partito od ideologia politica, come peraltro sancito senza mezzi termini nello statuto dell’associazione; una semplice lettura dei nostri documenti (scaricabili dal nostro sito) dimostra che riteniamo del tutto superate le ottocentesche categorie di destra e sinistra, del tutto incapaci, a nostro parere, di affrontare il problema ambientale.

Inoltre Fare Verde, rigettando ogni logica utilitaristica, ha scelto di rifiutare finanziamenti o sponsorizzazioni private, potendosi vantare oggi di essere forse l’unica associazione ambientalista su scala nazionale libera da padrini, padroni o lobby economiche e finanziarie a cui rendere conto.
La storia delle tante campagne ed iniziative svolte da Fare Verde ne sono la più chiara e limpida testimonianza
Resta chiaro che, e ci mancherebbe altro, all’interno di Fare Verde convivono felicemente (…a qualcuno non sembrerà vero…) persone di ogni estrazione etnica, religiosa, culturale e politica, ognuna con le sue idee che altro non fanno che arricchire il patrimonio umano e culturale dell’associazione.
Fare Verde ha nel tempo fatto di questa peculiarità il proprio valore aggiunto, tanto da risultare oggi, una delle rare realtà associative senza pregiudizi e non schierata da nessuna parte politica, superando di fatto gli steccati ideologici della destra e della sinistra, oggi uguali servitori dei potentati economici nemici dell’ambiente e tanto cari invece a quei nostalgici della guerra civile che dal profondo dei loro salotti amano alimentare, nel nome della più bigotta intolleranza e rifiuto del confronto a viso aperto, le divisioni nel mondo giovanile, associativo e del volontariato, felici realtà di cui probabilmente non conoscono neppure l’esistenza.

Fare Verde oggi opera nei più svariati settori, dal risparmio energetico alla lotta al nucleare, alla riduzione degli sprechi alla corretta gestione dei rifiuti, dalla cooperazione internazionale allo scambio interetnico tra i popoli, facendo arrivare la sua mano ed i suoi aiuti dal vicino Abruzzo al lontano Afghanistan, passando per il Libano, i Balcani dove stiamo educando gruppi di ragazzi al rispetto dell’ambiente ed alla convivenza interetnica, fino alla Nigeria con l’adozione di un ospedale.
Fare Verde sostiene, inoltre, il commercio equo e solidale e fa parte del movimento della Decrescita Felice (… i fomentatori di facebook sanno di cosa stiamo parlando??).

Non è tutto, per restare vicino a noi e solo per citare alcune delle più recenti attività, il gruppo locale di Fare Verde è in prima linea contro la costruzione della sede della Regione sull’ex Romagnoli (prendendo posizione, come in tanti altri casi, contro amministrazioni sia di centro destra che di centro sinistra), si è battuta contro la discarica di ecoballe a Morcone, ed ha svolto numerosi interventi di recupero ambientale in aree degradate della nostra Regione. ( ..anche in questi casi, dei calunniatori del web mai neppure l’ombra…).
Attività svolte in maniera del tutto gratuita e volontaria dagli attivisti di fare Verde, ai quali non è richiesta nessuna tessera di partito, né tanto meno la presentazione del proprio curriculum culturale e politico, semplicemente perché ad una associazione ambientalista ciò non deve interessare. Quello che unisce i volontari di Fare Verde è la difesa dell’ambiente, lo spirito comunitario e conviviale che ci identifica, l’adesione ai principi della “Decrescita Felice”e molto altro ancora; principi trasparenti e ben consultabili nello Statuto, nel sito ufficiale dell’associazione www.fareverde.it e nelle pagine del giornale associativo “x fare + verde”.

Certo tutto ciò non sembrerà vero o difficilmente digeribile da parte di chi, armato dell’affilatissimo mouse, nelle vesti di “sbirro del pensiero”, si realizza facendo l’untore di menzogne, tra l’altro elencando una serie di falsità e fantasticherie varie, commettendo peraltro clamorose gaffe a dimostrazione di una imbarazzante e sostanziale ignoranza sia di storia politica che di attualità, raccogliendo tra l’altro zero consensi da tutti gli ambienti di tutti i colori, ed isolandosi ulteriormente nella trincea di una guerra fuori dal tempo, che vuole affrontare a tutti i costi, anche in assenza di nemici ed avversari.
L’abisso culturale di stile, di pensiero e di azione che ci divide da costoro ci suggerisce, nonostante le continue provocazioni, di non scendere al loro stesso livello; non abbiamo tempo da perdere, ci sono cose più serie e decisamente più importanti a cui pensare che dar retta a qualche residuato nostalgico di tempi ormai trascorsi ed accantonati.
Che sparino pure tutte le loro ultime cartucce: andranno tutte, come sono andate finora, miseramente a vuoto.

FARE VERDE
Gruppo locale di Campobasso

CAMPOBASSO: dal 15/07 PARTE l' INIZIATIVA "CITTADINO MODELLO 2009 "

(Nella foto il volantino della "multa morale")

Il Centro Documentazione Handicap - C.D.H., l'Associazione Fare Verde e l'Associazione Malatesta di Campobasso con il Patrocinio del Comune di Campobasso organizzano a partire dal 15 luglio 2009 una campagna di sensibilizzazione con l'obiettivo di educare i cittadini al rispetto dei diritti delle persone con disabilità.L'iniziativa fa seguito alla III edizione del progetto "Multe Morali" realizzato dal Centro Documentazione Handicap che ha avuto lo scopo di promuovere e stimolare nei bambini/ragazzi il rispetto per le regole di convivenza civile e la tutela dei diritti delle persone disabili, spesso inascoltate o ignorate. I promotori dell'iniziativa: Centro Documentazione Handicap, Centro che opera da anni affinché le persone con disabilità vengano considerate cittadini a pieno titolo e quindi titolari di diritti come tutti gli altri, l'associazione Fare Verde, associazione ambientalista impegnata per diffondere l'ecologia della responsabilità, di tutti e di ciascuno "dando voce anche a chi non vota: mari, animali, foreste, Sud del mondo, generazioni future" e l'associazione Malatesta che si occupa di mobilità sostenibile - propongono, attraverso questa iniziativa, di responsabilizzare il cittadino ad un buon senso civico rilevando, attraverso la distribuzione del volantino "CITTADINO MODELLO 2009" l'eventuale inosservanza delle regole stradali e nello specifico di coloro che occupano i parcheggi riservati alle persone disabili o gli scivoli per il passaggio pedonale. La mission della campagna di sensibilizzazione proposta non si riduce, però, solo al mero abbattimento di barriere create dall'isolamento, dall'emarginazione e dall'ingiustizia sociale ma va oltre, ed è rivolta alla creazione di un vero e proprio movimento di idee ed azioni per favorire la crescita di una società solidale ed abbattere la cultura della delega e dell'assistenzialismo: cittadini protagonisti portatori di bisogni e di proposte/risposte.

13/07/09

GRUPPO DI ACQUISTO SOLIDALE_LE PRIME ESPERIENZE a CAMPOBASSO

Cosa sono i Gruppi di Acquisto Solidale (G.A.S.)?
Il Gruppo d'Acquisto Solidale (G.A.S.) si costituisce, in genere, per favorire la riflessione sui temi dell'alimentazione con prodotti biologici, l'acquisto dei prodotti stessi a prezzi accessibili e per stabilire patti fiduciari tra consumatori e produttori ,soprattutto locali. Si stabilisce un "canale fiduciario" tra produttori e consumatori, alimentato dal comune interesse e definito da parametri condivisi. Ne consegue un aumento del livello di soddisfazione per ambedue le parti. La merce termina di essere solo prodotto e diventa anche strumento di relazione tra soggetti che, oltre ai ruoli di produttori e consumatori, mettono in gioco i propri "volti" e le proprie storie! Il GAS è caratterizzato anche con tre aggettivi: piccolo, locale e solidale. Piccolo per permettere un'organizzazione semplice e per favorire la relazione tra i soci, locale perché siamo interessati e responsabili del territorio che abitiamo e solidale tra i soci, con i produttori e con l'ambiente.
Si ma... perché si chiama solidale? Un gruppo d’acquisto diventa solidale nel momento in cui decide di utilizzare il concetto di solidarieta' come criterio guida nella scelta dei prodotti. Solidarieta' che parte dai membri del gruppo e si estende ai piccoli produttori che forniscono i prodotti, al rispetto dell’ambiente, ai popoli del sud del mondo e a colore che - a causa della ingiusta ripartizione delle ricchezze - subiscono le conseguenze inique di questo modello di sviluppo.

Perché nasce un G.A.S.? Ogni GAS nasce per motivazioni proprie, spesso però alla base vi è una critica profonda verso il modello di consumo e di economia globale ora imperante, insieme alla ricerca di una alternativa praticabile da subito. Il gruppo aiuta a non sentirsi soli nella propria critica al consumismo, a scambiarsi esperienze ed appoggio, a verificare le proprie scelte.

Come nasce un G.A.S.?Uno comincia a parlare dell’idea degli acquisti collettivi nel proprio giro di amici, e se trova altri interessati si forma il gruppo. Insieme ci si occupa di ricercare nella zona piccoli produttori rispettosi dell’uomo e dell’ambiente, di raccogliere gli ordini tra chi aderisce, di acquistare i prodotti e distribuirli... e si parte!
Criteri solidali per la scelta dei prodotti: I gruppi cercano prodotti provenienti da piccoli produttori locali per avere la possibilita' di conoscerli direttamente e per ridurre l’inquinamento e lo spreco di energia derivanti dal trasporto. Inoltre si cercano prodotti biologici o ecologici che siano stati realizzati rispettando le condizioni di lavoro.
Una rete: i gruppi di acquisto sono collegati fra di loro in una rete che serve ad aiutarli e a diffondere questa esperienza attraverso lo scambio di informazioni. Attualmente in Italia sono censiti oltre 600 GAS.
I G.A.S. nascono dal desiderio di costruire dal basso un'economia sana, in cui l'eticità valga più del profitto e la qualità sia più importante della quantità: una società in cui le persone possano ritrovare il tempo per incontrarsi ed instaurare con il prossimo rapporti più umani.
A Campobasso è partito un primo progetto di gruppo di acquisto solidale, chi è interessato a tale iniziativa può recarsi presso la "caffetteria equo-solidale morelia", situata in Via M. Bologna, n. 15, per avere maggiori informazioni (www.caffetteriamorelia.it).

REGIONE MOLISE: "EOLICO SELVAGGIO" e SVENDITA DEL TERRITORIO



Continua indisturbata l’aggressione all'ambiente a colpi di delibere della Giunta Regionale.


Nei giorni scorsi, con la delibera n.683 del 26 giugno, la Giunta regionale ha disposto la vendita di beni regionali allo scopo di reperire fondi per ripianare il grave deficit finanziario del sistema sanitario regionale, come peraltro disposto dalla delibera n.596 del 15 giugno u.s.
In particolare è stata disposta l’alienazione della azienda “Pantano Basso” in agro di Termoli, una importante fetta di territorio di circa 97 ettari, finora sopravvissuta all’aggressione della speculazione edilizia che imperversa ormai inarrestabile in una zona già gravemente compromessa dal punto di vista ambientale e paesaggistico.
Ancora una volta, per riparare ai danni della cattiva gestione sanitaria, la collettività vedrà sottrarsi risorse e parte di patrimonio pubblico, con l’aggravante del rischio speculazione ed impatto ambientale che ne deriverà.
Anziché svendere l’immobile (valore stimato 18 milioni di euro, un succulento investimento per speculatori ed immobiliaristi che ne trarranno, entro breve, lauti ricavi di gran lunga superiori) decisamente meglio sarebbe stato conservare la struttura e, considerate le peculiarità e le potenzialità, affidarla ad enti di ricerca del settore agro alimentare, magari all’ università, preservando in tal modo la naturale origine della struttura e scagionando il rischio di ricadute negative in termini di saccheggio del territorio.

Altra nota dolente sarà la proposta di delibera n. 165 a firma del consigliere Berardo che si discuterà nel consiglio di domani 14 luglio. Tale proposta prevede l’abrogazione della legge Regionale n.15 del 21 maggio 2008 in materia di regolamentazione degli insediamenti degli impianti eolici e fotovoltaici sul territorio regionale.
In particolare, la legge 15 impone, tra l’altro, l’individuazione di fasce di rispetto, il divieto di impianti off shore, limiti minimi e massimi di potenza installabile.
Come noto, la citata normativa non mette in discussione la possibilità di installazione di centrali da fonti energetiche rinnovabili ma ne regolamenta la diffusione preservando alcune aree di particolare pregio paesaggistico, storico, artistico, culturale e turistico, che rischierebbero di veder deturpate parti di territorio da insediamenti che, seppur a scopo di produzione di energia pulita, hanno un impatto ambientale considerevole.
E opportuno ricordare che la legge in questione è stata impugnata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e, ad oggi, siamo in attesa di pronuncia nel merito da parte della Corte Costituzionale.
Chiaro che la Regione Molise, onde evitare scomodi ed “imbarazzanti” contenziosi con il governo centrale, preferisce rinunciare alla normativa “anti eolico selvaggio”che tutela il proprio territorio, liberalizzando di fatto il proliferare di pale eoliche senza alcun criterio o regolamentazione.
Nel ribadire la nostra posizione favorevole rispetto agli insediamenti di impianti eolici, purchè regolamentati e non privi di vincoli che rispettino le aree sensibili, riteniamo che la Regione non possa privarsi di uno strumento normativo che tuteli il proprio territorio e le proprie popolazioni da aggressioni speculative e finanziarie che di eco sostenibile hanno ben poco.

Infine, chiediamo ancora una volta, che la Regione Molise faccia chiarezza e dichiari fermamente la propria posizione nettamente contraria a qualsiasi ipotesi di insediamento di impianti nucleari nella nostra Regione, ponendo fine all’imbarazzante ed inspiegabile silenzio che da tempo, nonostante le insistenti voci che ipotizzano l’ubicazione di una centrale nel basso Molise, perdura dalle stanze di palazzo Moffa su una questione di importanza epocale per la nostra piccola Regione.


Fare Verde ONLUS - Gruppo locale di Campobasso - Tel. 329.4343334

10/07/09

IL ddl PER il NUCLEARE é un ATTO di FORZA CONTRO iL POPOLO ITALIANO!

Il ddl Sviluppo approvato ieri in Senato, che consente all'Italia il ritorno al trapassato nucleare, è un atto di forza contro gli interessi del Popolo Italiano, che favorisce solo pochi poteri forti. Ad oggi il Governo e, più in generale, il fronte trasversale nuclearista, che comprende anche il noto uomo di sinistra Chicco Testa, non hanno dato risposte convincenti ad alcuna delle obiezioni sollevate dagli ecologisti. Nessuna risposta sul destino delle scorie e risposte fumose sui costi, sui tempi, sulla localizzazione delle centrali. Sulla convenienza economica, in verità, si è già espresso il Ministro Tremonti, che circa 3 settimane fa ha detto di no alla richieste di Scajola di rastrellare dalle bollette elettriche la montagna di soldi necessaria per sostenere gli appetiti della lobby nucleare.Se non fosse un atto di forza, non ci sarebbe bisogno di coprire con segreto di Stato la localizzazione delle centrali e paventare, in questo modo, l'uso della forza pubblica e dell'esercito per difendere i siti nucleari dall'opposizione popolare. Se il nucleare fosse così sicuro come tentano di farci credere, non ci sarebbe neanche bisogno di indennizzi alle popolazioni dei territori che subiranno la localizzazione di una centrale atomica. Ma la partita resta aperta: sul territorio la lobby nuclarista troverà l'opposizione popolare che ormai la politica italiana non è più in grado di esprimere nelle sedi parlamentari opportune.
Intanto, i cittadini italiani possono prepararsi anche leggendo il numero monografico sul nucleare della nostra rivista, che abbiamo deciso di mettere a disposizione gratuitamente sul nostro sito internet http://www.fareverde.it/

07/07/09

LETTERA APERTA alla CITTA' di CAMPOBASSO


Carissimi,
apprendo con sconcerto dei commenti del tutto fuori "contest" di alcuni "signori" dopo la bella conferenza di giovedì 2 luglio a Montevairano organizzata da Fare Verde Campobasso all'interno della manifestazione Moviloco Contest.
Mi spiace constatare che questi soggetti stanno conducendo una battaglia del tutto personale contro un nemico che sicuramente non siamo noi. Non siamo noi, infatti, quelli descritti nei loro commenti privi del benché minimo fondamento. Mi colpisce la loro immaginazione nel descrivere Fare Verde, una associazione che nei fatti è lontana anni luce da ciò che questi signori incautamente affermano. Si parla di immigrazione e ci si accusa di intolleranza. Intanto, mentre scrivo, un gruppo di tre volontari di Fare Verde sta rientrando dal Kosovo dove abbiamo svolto l'ennesima missione per favorire l'integrazione e la pacifica convivenza tra giovani serbi e albanesi. È dal 2000 che svolgiamo questa attività nei Balcani contribuendo a far nascere amicizie capaci di superare qualsiasi barriera etnica, religiosa e culturale. Aggiungo che dal 2000 Fare Verde ha contribuito annualmente a far venire in Italia diverse centinaia di "extracomunitari" kosovari albanesi, serbi, bosniaci e rom per vacanze studio e attività di formazione. Grazie a Fare Verde, alcuni di essi hanno cominciato a lavorare nella cooperazione internazionale e hanno partecipato a diversi meeting in Europa con visti sottoscritti da Fare Verde, altri si sono fermati a studiare nel nostro paese sostenuti economicamente da volontari della nostra associazione. E per quanto riguarda i Rom, ne abbiamo tra i nostri volontari della ONG Fare Verde Kosovo.
È questa l'associazione popolata da persone intolleranti che questi signori stanno descrivendo? Forse si sono sbagliati. Voglio sperare che si riferissero ad altre organizzazioni. Ma non per questo rinunceremo a tutelarci nelle opportune sedi legali.
Dovrebbero saperlo questi signori che a fare affermazioni lesive dell'altrui buon nome senza avere alcuna prova di quello che si dice si è passibili di querela. Tant'è che stiamo già procedendo per le vie legali. Ne abbiamo facoltà, essendo riconosciuti per la nostra storia e la nostra attività dalle Istituzioni civili e democratiche della Repubblica Italiana.
Il clima di intolleranza e violenza politica evocato dai sogg. in questione che, lo ricordo, costituisce in Italia reato penale, e attribuito a persone facenti parte di Fare Verde offende, oltre che l'associazione tutta, anche il sottoscritto presidente nazionale.
Rompendo per una volta la regola che mi vuole "super partes" in una associazione che raccoglie volontari delle più diverse estrazioni politico-culturali, comunico pubblicamente ciò che l'intera nostra associazione già sa da sempre: sono stato un elettore dei verdi e di rifondazione comunista, e continuerò ad esserlo finché ce ne saranno le condizioni. Queste mie scelte personali non hanno impedito all'assemblea dei soci di Fare Verde, incautamente descritti come "nazisti" da persone evidentemente poco informate, di eleggermi presidente nazionale nel novembre 2006.
È francamente incomprensibile, quindi, cogliere in persone che, nonostante i toni intolleranti e antidemocratici, cercano di attestarsi su posizioni "di sinistra", un tipo di critica che non ho mai ascoltato da nessuno, né "di destra" né "di sinistra", all'interno di Fare Verde.
Ancora non mi sono chiari i reali motivi che hanno spinto queste persone a fare affermazioni che, in base alle leggi vigenti, li porteranno ad una condanna da parte della magistratura italiana. Sicuramente il loro comportamento non giova ad una parte della città che, senza alcun secondo fine e con lo strumento di una associazione apartitica, si batte per migliorare la qualità della vita dei propri concittadini.
Colgo l'occasione per ringraziare quanti hanno permesso la realizzazione della bella conferenza di giovedì 2 luglio a Montevairano. Quella sera sono stato ospite di una città aperta e accogliente. Per questo sono certo che i signori che hanno voluto rendersi protagonisti di un infondato e vano attacco alla nostra associazione non rappresentino il vero volto di Campobasso.

Cordialmente,
Massimo De Maio
presidente nazionale Fare Verde onlus