Dal 23 al 30 agosto a Roma, Rieti e Perugia si è svolto il workshop internazionale "energie nuove per la cooperazione" organizzato da Fare Verde con il patrocinio dell'Assessorato all'Ambiente e Cooperazione tra i Popoli della Regione Lazio.
Al workshop hanno partecipato un gruppo di docenti della scuola tecnico-professionale "Shaban Spaja" di Peje/Pec (Kosovo), due rappresentanti della ONG "Fare Verde Kosovo", che hanno anche fatto da interpreti con i partecipanti kosovari, e un gruppo di volontari italiani di Fare Verde.
Il workshop, che prevedeva lezioni in aula e visite guidate, ha permesso ai partecipanti di approfondire la conoscenza delle tecnologie più innovative ed efficaci con le quali l'Italia più avanzata sta affrontando le crisi economica, energetica ed ambientale.
Soluzioni per l'efficienza energetica, celle solari organiche, biogas, biomasse e cogenerazione hanno disegnato uno scenario caratterizzato da creatività e capacità ingegneristiche tipicamente italiane, capace di creare economie nuove fondate sulla riduzione dei consumi e l'uso razionale delle risorse naturali.
Nulla a che vedere, quindi, con il polveroso scenario che ci lascia intravedere il Governo italiano con l'affidamento del destino energetico nazionale all'industria nucleare francese.
Particolarmente appropriate, invece, anche a scenari di paesi cosiddetti "poveri", come il Kosovo, alcune efficientissime tecnologie che consentono la produzione energetica da scarti agricoli e zootecnici.
Il workshop organizzato da Fare Verde è durato una settimana e ha toccato tutti i punti di una filiera energetica virtuosa e capace di futuro: dalla ricerca più avanzata, alla produzione, all'applicazione. Le attività didattiche sono iniziate lunedì 24 agosto a Cave (Roma), con una visita alla scuola Scuola Pietro Metatasio dove Fare Verde ha realizzato in collaborazione con l'amministrazione comunale e il contributo del Ministero dell'Ambiente, un progetto-pilota di efficienza energetica sull'edificio scolastico, riducendo di oltre il 40% i consumi energetici.
Martedì 25 i partecipanti al workshop si sono recati presso i laboratori del Polo Solare Organico realizzato dall'Università Tor Vergata grazie ad un finanziamento della Regione Lazio. I giovanissimi ricercatori italiani, 30 anni di età media, hanno illustrato gli entusiasmanti risultati del proprio lavoro: energia elettrica prodotta da celle estremamente economiche realizzate con materiali organici. In tre anni di lavoro, il Polo Solare Organico della Regione Lazio ha messo a punto una linea di produzione sperimentale per le celle organiche ed è diventato uno dei punti di riferimento scientifico a livello mondiale per questo tipo di ricerca.
Mercoledì 26 il gruppo si è recato a Rieti in visita agli stabilimenti della Solsonica, una delle 2 aziende che producono celle fotovoltaiche in Italia. Dopo una lezione in aula sulla tecnologia fotovoltaica, i partecipanti al workshop hanno potuto visitare le linee di produzione delle celle a partire da lingotti di silicio policristallino e le linee di assemblaggio dei moduli fotovoltaici. La Solsonica ha affrontato la competizione con i Paesi del “Far East” puntando sul'energia solare: dopo aver delocalizzato in Cina e a Singapore quelle produzioni che non riuscivano più a sostenere la concorrenza asiatica, ha convertito la propria unità produttiva di Cittaducale (Rieti), puntando decisamente sulla ricerca, salvaguardando più di 200 posti di lavoro qualificati e aprendo nuove prospettive occupazionali per il territorio.
Giovedì 26 agosto è stata la volta dell'impianto a biogas dell'azienda Megoli a Castenaso (Bologna): uno dei primi in Italia, tanto da non godere delle recenti tariffe incentivanti per l'energia elettrica prodotta con questo tipo di impianti. L'imprenditore Mauro Mengoli, un vero pioniere di questa tecnologia, ha illustrato nel dettaglio il funzionamento dell'impianto che produce biogas dai liquami dei suoi allevamenti di vacche da latte e dagli scarti di aziende agroalimentari vicine. Il biogas, composto per il 50/60% da metano, dopo una desulfurizzazione, viene utilizzato per alimentare due cogeneratori, motori a scoppio adattati che producono contemporaneamente energia elettrica e termica. L'energia elettrica viene in parte usata per il fabbisogno aziendale e in gran parte venduta alla rete, con una contribuzione pari al 50% del reddito aziendale. L'energia termica viene utilizzata, oltre che per mantenere una temperatura di 40 gradi all'interno dei fermentatori, per il riscaldamento delle stalle e della casa padronale.
Venerdì 27 agosto, in mattinata, a Casalina di Deruta (Perugia), presso la sede del CeSAR - Centro per lo Sviluppo Agricolo e Rurale, ente promosso dalla Facoltà di Agraria di Perugia, è stata svolta una lezione in aula sull'utilizzo delle biomasse a fini energetici. Nel pomeriggio il gruppo si è spostato a Marsciano (Perugia) presso l'azienda agricola Fasola, titolare della Casa Vinicola "Castello di Monte Vibiano" e promotrice del progetto "360° green revolution": un piano aziendale finalizzato all'azzeramento delle emissioni di CO2 e all'autosufficienza energetica mediante il ricorso a fonti rinnovabili di energia. Pannelli fotovoltaici, trattori alimentati con biodiesel, bicilette e veicoli elettrici per gli spostamenti casa-lavoro e all'interno della tenuta ed altri accorgimenti per l'utilizzo razionale dell'energia hanno consentito a questa azienda, che produce vino e olio di qualità, di conseguire la prima certificazione per la riduzione delle emissioni rilasciata in Italia ad una azienda agricola.
Sabato 28 agosto il workshop si è concluso a Cave (Roma) dove partecipanti italiani e kosovari hanno discusso delle informazioni apprese e programmato un percorso didattico da svolgersi presso la scuola tecnico-professionale "Shaban Spaja" di Peje/Pec (Kosovo): nei prossimi due mesi, i docenti che hanno partecipato al workshop saranno impegnati nel trasmettere ai colleghi le informazioni acquisite e nel mettere a punto materiali didattici in lingua locale. Successivamente, a partire dal mese di novembre, con la collaborazione di Fare Verde, inizieranno le attività didattiche rivolte ai circa 1.400 studenti della scuola kosovara. Contemporaneamente, partirà una campagna di informazione promossa dalla scuola "Shaban Spaja" e rivolta ai cittadini della municipalità di Peje/Pec.
I volontari italiani, invece, utilizzeranno le informazioni acquisite per rendere ancora più efficace il loro impegno per la promozione di efficienza energetica e fonti rinnovabili, in opposizione al paventato ritorno del nucleare in Italia.
Il workshop è stato anche l'occasione per far conoscere ai partecipanti italiani e kosovari parte dell'immenso patrimonio storico e artistico italiano: dal centro di Roma, al Museo Nazionale Archeologico di Palestrina, dai centri storici di Rieti e Perugia, alla cascata delle Marmore, presso la quale il gruppo in viaggio da Rieti a Perugia ha effettuato una sosta.
L'Italia è uno dei paesi più belli del mondo che non ci possiamo permettere di inquinare con centrali atomiche. I nostri predecessori ci hanno lasciato opere d'arte strabilianti. Noi non possiamo lasciare ai nostri pronipoti fusti arrugginiti di scorie radioattive.
www.fareverde.it
Al workshop hanno partecipato un gruppo di docenti della scuola tecnico-professionale "Shaban Spaja" di Peje/Pec (Kosovo), due rappresentanti della ONG "Fare Verde Kosovo", che hanno anche fatto da interpreti con i partecipanti kosovari, e un gruppo di volontari italiani di Fare Verde.
Il workshop, che prevedeva lezioni in aula e visite guidate, ha permesso ai partecipanti di approfondire la conoscenza delle tecnologie più innovative ed efficaci con le quali l'Italia più avanzata sta affrontando le crisi economica, energetica ed ambientale.
Soluzioni per l'efficienza energetica, celle solari organiche, biogas, biomasse e cogenerazione hanno disegnato uno scenario caratterizzato da creatività e capacità ingegneristiche tipicamente italiane, capace di creare economie nuove fondate sulla riduzione dei consumi e l'uso razionale delle risorse naturali.
Nulla a che vedere, quindi, con il polveroso scenario che ci lascia intravedere il Governo italiano con l'affidamento del destino energetico nazionale all'industria nucleare francese.
Particolarmente appropriate, invece, anche a scenari di paesi cosiddetti "poveri", come il Kosovo, alcune efficientissime tecnologie che consentono la produzione energetica da scarti agricoli e zootecnici.
Il workshop organizzato da Fare Verde è durato una settimana e ha toccato tutti i punti di una filiera energetica virtuosa e capace di futuro: dalla ricerca più avanzata, alla produzione, all'applicazione. Le attività didattiche sono iniziate lunedì 24 agosto a Cave (Roma), con una visita alla scuola Scuola Pietro Metatasio dove Fare Verde ha realizzato in collaborazione con l'amministrazione comunale e il contributo del Ministero dell'Ambiente, un progetto-pilota di efficienza energetica sull'edificio scolastico, riducendo di oltre il 40% i consumi energetici.
Martedì 25 i partecipanti al workshop si sono recati presso i laboratori del Polo Solare Organico realizzato dall'Università Tor Vergata grazie ad un finanziamento della Regione Lazio. I giovanissimi ricercatori italiani, 30 anni di età media, hanno illustrato gli entusiasmanti risultati del proprio lavoro: energia elettrica prodotta da celle estremamente economiche realizzate con materiali organici. In tre anni di lavoro, il Polo Solare Organico della Regione Lazio ha messo a punto una linea di produzione sperimentale per le celle organiche ed è diventato uno dei punti di riferimento scientifico a livello mondiale per questo tipo di ricerca.
Mercoledì 26 il gruppo si è recato a Rieti in visita agli stabilimenti della Solsonica, una delle 2 aziende che producono celle fotovoltaiche in Italia. Dopo una lezione in aula sulla tecnologia fotovoltaica, i partecipanti al workshop hanno potuto visitare le linee di produzione delle celle a partire da lingotti di silicio policristallino e le linee di assemblaggio dei moduli fotovoltaici. La Solsonica ha affrontato la competizione con i Paesi del “Far East” puntando sul'energia solare: dopo aver delocalizzato in Cina e a Singapore quelle produzioni che non riuscivano più a sostenere la concorrenza asiatica, ha convertito la propria unità produttiva di Cittaducale (Rieti), puntando decisamente sulla ricerca, salvaguardando più di 200 posti di lavoro qualificati e aprendo nuove prospettive occupazionali per il territorio.
Giovedì 26 agosto è stata la volta dell'impianto a biogas dell'azienda Megoli a Castenaso (Bologna): uno dei primi in Italia, tanto da non godere delle recenti tariffe incentivanti per l'energia elettrica prodotta con questo tipo di impianti. L'imprenditore Mauro Mengoli, un vero pioniere di questa tecnologia, ha illustrato nel dettaglio il funzionamento dell'impianto che produce biogas dai liquami dei suoi allevamenti di vacche da latte e dagli scarti di aziende agroalimentari vicine. Il biogas, composto per il 50/60% da metano, dopo una desulfurizzazione, viene utilizzato per alimentare due cogeneratori, motori a scoppio adattati che producono contemporaneamente energia elettrica e termica. L'energia elettrica viene in parte usata per il fabbisogno aziendale e in gran parte venduta alla rete, con una contribuzione pari al 50% del reddito aziendale. L'energia termica viene utilizzata, oltre che per mantenere una temperatura di 40 gradi all'interno dei fermentatori, per il riscaldamento delle stalle e della casa padronale.
Venerdì 27 agosto, in mattinata, a Casalina di Deruta (Perugia), presso la sede del CeSAR - Centro per lo Sviluppo Agricolo e Rurale, ente promosso dalla Facoltà di Agraria di Perugia, è stata svolta una lezione in aula sull'utilizzo delle biomasse a fini energetici. Nel pomeriggio il gruppo si è spostato a Marsciano (Perugia) presso l'azienda agricola Fasola, titolare della Casa Vinicola "Castello di Monte Vibiano" e promotrice del progetto "360° green revolution": un piano aziendale finalizzato all'azzeramento delle emissioni di CO2 e all'autosufficienza energetica mediante il ricorso a fonti rinnovabili di energia. Pannelli fotovoltaici, trattori alimentati con biodiesel, bicilette e veicoli elettrici per gli spostamenti casa-lavoro e all'interno della tenuta ed altri accorgimenti per l'utilizzo razionale dell'energia hanno consentito a questa azienda, che produce vino e olio di qualità, di conseguire la prima certificazione per la riduzione delle emissioni rilasciata in Italia ad una azienda agricola.
Sabato 28 agosto il workshop si è concluso a Cave (Roma) dove partecipanti italiani e kosovari hanno discusso delle informazioni apprese e programmato un percorso didattico da svolgersi presso la scuola tecnico-professionale "Shaban Spaja" di Peje/Pec (Kosovo): nei prossimi due mesi, i docenti che hanno partecipato al workshop saranno impegnati nel trasmettere ai colleghi le informazioni acquisite e nel mettere a punto materiali didattici in lingua locale. Successivamente, a partire dal mese di novembre, con la collaborazione di Fare Verde, inizieranno le attività didattiche rivolte ai circa 1.400 studenti della scuola kosovara. Contemporaneamente, partirà una campagna di informazione promossa dalla scuola "Shaban Spaja" e rivolta ai cittadini della municipalità di Peje/Pec.
I volontari italiani, invece, utilizzeranno le informazioni acquisite per rendere ancora più efficace il loro impegno per la promozione di efficienza energetica e fonti rinnovabili, in opposizione al paventato ritorno del nucleare in Italia.
Il workshop è stato anche l'occasione per far conoscere ai partecipanti italiani e kosovari parte dell'immenso patrimonio storico e artistico italiano: dal centro di Roma, al Museo Nazionale Archeologico di Palestrina, dai centri storici di Rieti e Perugia, alla cascata delle Marmore, presso la quale il gruppo in viaggio da Rieti a Perugia ha effettuato una sosta.
L'Italia è uno dei paesi più belli del mondo che non ci possiamo permettere di inquinare con centrali atomiche. I nostri predecessori ci hanno lasciato opere d'arte strabilianti. Noi non possiamo lasciare ai nostri pronipoti fusti arrugginiti di scorie radioattive.
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