Un progetto di centinaia di milioni di euro è portatore di troppi interessi, impossibile dare retta a manipoli di ambientalisti che ne chiedevano la completa cancellazione. Un affare da 200 milioni di euro non conosce tribunali, sentenze, cittadini, comitati, opposizioni, associazioni, referendum… niente di tutto questo, va diritto come un treno ad alta velocità verso il suo preciso traguardo: creare un pozzo senza fondo da cui attingere, e far abbuffare a sazietà per i prossimi decenni generazioni di parenti, amici, amici di amici, …. Prendete e mangiatene, ce n’è per tutti.
Che ne sarà della povera Campobasso? E chissenefrega, chi vivrà vedrà, per il momento abbuffiamoci, si salvi chi può! Ma tutto questo non si può dire, allora c’è da trovare delle buone scuse per mascherare il losco affare e farla diventare un’opera epocale per la città. Che ne dite di “riqualificazione?”, niente male… e “ risparmio per i cittadini?” Ottimo, quando si toccano le tasche della gente non si sbaglia mai. E se ci buttassimo dentro anche “progetto ad elevata valenza ambientale?” spettacolare, oggi va di moda. “Biglietto da visita?” Meraviglioso.
E chi la pensa diversamente? I soliti retrogradi, sempre a dire no, sicuramente proprietari degli immobili locati dalla regione, miopi dinanzi a cotanto splendore architettonico, esponenti del solito minimalismo coatto e dell’ambientalismo a tanto al chilo, come qualche pennivendolo coDardo facendo “copia ed incolla” continua a vomitare sui giornali a scrocco.
L’impatto della sede della regione sull’ex Romagnoli, sarà devastante per la nostra città, e sarà certamente un’opera che ne cambierà il volto, ma in peggio. E peggio di così ce ne vuole!
Chi ieri ha pianificato lo scempio e chi oggi, camuffandolo da utile intervento dall’impatto ridotto, lo sta ratificando, ne dovrà rispondere alla storia e dimostra che i bigliettoni non hanno colore politico e mettono d’accordo tutti in maniera bipartisan.
Non resta che affidarsi all’incapacità ed all’inefficienza delle nostre amministrazioni a cui siamo abituati e confidare che fra trent’anni il cantiere ancora non parta poiché non ci saranno i soldi nemmeno per un gelato!
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